Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
Noticina su Claudel
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 56, p. 3
Data: 6 marzo 1955


pag. 3




   Paul Claudel era a tratti e a lanci un poeta possente, ma si sentiva talmente radicato e piantato nel « partito di Dio », che non aveva paura di nulla, neppure del ridicolo, neppure di quelle debolezze, che nascono dall'euforia della forza. Egli sentiva per istinto che, essendo partigiano del più forte, cioè del Signore, sarebbe stato assolto alla fine di tutti i suoi peccati, compresi quelli contro l'onesta sobrietà dello stile.
   Perciò, nelle sue imprese apologetiche, somigliava assai più a un bufalo caparbio e assaltatore che non a un samaritano misericordioso o ad un angelo persuadente. Egli usava talvolta con le anime un sistema troppo simile a quello che usano il nibbio o il gheppio per ghermire gli uccelli che vogliono divorare, cioè afferrarli con gli artigli all'improvviso e portarli su in alto senza dar loro agio di rifiatare e di raccapezzarsi.
   Paul Claudel era un grande cattolico, un grande apostolo e un grande scrittore, ma l'esagerata fede nella sua inerranza lo portava, qualche volta, a raschiare la scabbia dcl prossimo con le scaglie del Sinai o con i cocci di Giobbe invece di curare le proprie infiammazioni con qualche stilla di quei balsami, che si trovano in ogni pagina di san Matteo, di san Marco, di san Luca e di san Giovanni Evangelista.


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